Natale è tempo di bilanci (si lo so sono un po’ in ritardo, aspettatevi i prossimi post su capo d’anno e la befana poi mi rimetto a regime).
Non so come mai -forse mia suocera che va in pensione, forse un nuovo cambio di rotta lavorativa- decido di approfondire la mia vita da contribuente. Non l’avessi mai fatto: l’ignoranza in questo caso è una buona compagna, basta avere la consapevolezza che si lavorerà finché testa e corpo lo permetteranno.
Comunque: cominciando a lavorare a 19 anni, avendone adesso 34, e avendo passato qualche periodo di ‘pausa di riflessione’ nei periodi delle nascite dei miei figli mi ritrovo adesso:
> due ‘stagioni’ da nove mesi l’una di contributi versati presso l’ENPALS (Ente Nazionale Previdenza Lavoratori dello Spettacolo, chissà se esiste ancora). E no, trattenete la vostra fantasia, niente di troppo ‘artistico’: la qualifica era ‘allievo tecnico macchinista’, ma intanto potevo frequentare l’università.
> 4 anni (naturalmente non consecutivi) come dipendente, contributi presso l’INPS (nove mesi part time).
> 4 anni come collaborazione continuativa (non esistevano ancora i cocoprò, ma il senso era quello) con qualcosa tipo il 12% o forse meno, ho usato il foglio per dar fuoco al camino, alla Gestione Separata INPS;
> 2 anni e 2 mesi con partita IVA, con 24% versato all’INPS, gestione separata liberi professionisti, che spero sia la stessa gestione separata di cui sopra perché se non hai almeno 5 anni di contributi sono soldi gettati al vento.
> Nel conteggio dei periodi mancano un annetto circa di prestazioni occasionali e rapporti casuali non protetti dal regime pensionistico, quindi non valgono niente.
Adesso, visto che amo la vita difficile, sto per aprire l’ennesima posizione INPS nella gestione commercianti, probabilmente obbligata a tenere aperta anche quella come consulente.
Ora, io sono diventata ‘flessibile’, -cosa che peraltro non mi spiace particolarmente- ma costerebbe tanto all’INPS permettermi di riunire tutti questi contributi in un unico calderone?