Si riesce a vendere ebook al Salone del Libro?

collaneappesePer il secondo anno con Quintadicopertina abbiamo tenuto uno stand al Salone del libro di Torino dove, fra il materiale informativo e le riviste del nostro partner Altrinformazione, offrivamo la possibilità di acquistare ebook direttamente in fiera.

Vendere un bene virtuale in un luogo fisico è tutt’altro che facile; l’operazione di supportare i contenuti attraverso una fisicità che non possiedono (abbiamo offerto collane da portare al collo con schedine sd contenenti le nostre collane virtuali, ebook-magliette con QRcode o senza, boccette di odore di editore al lavoro e ammennicoli vari) rischia di far spostare l’attenzione sull’oggetto e perdere di vista la narrazione o l’informazione da trasmettere.

La tensione è forte: al quarto giorno ho avuto uno sbotto di irritazione. Mi pareva di partecipare a quella diffusione di gadgettistica da salone che accompagna immancabilmente ogni fiera. Intendiamoci: non ho nulla contro i gadget, ma non li vendo e non sostengo la mia impresa con loro. Se non riesco a passare il concetto che dietro al gadget c’è un operazione culturale, l’operazione fallisce miseramente.

Perché ostinarsi a farlo? 

Non credo che la visibilità di un editore digitale o l’affermazione del proprio nome passino attraverso il possesso di uno stand al salone. E’ una motivazione minima, sostituibile facilmente con altre operazioni più economiche (e meno faticose). E’ però importante per una diffusione della cultura del digitale, in un luogo dove è presente una media maggiore di lettori forti rispetto alla popolazione italiana, cui posso mostrare e raccontare a tu per tu cosa è possibile fare con la scrittura digitale. Il gadget diventa un primo aggancio per instaurare un dialogo, e sucessivamente un mezzo per ‘infilare’ letteratura dentro i devices dei più curiosi. Attività di informazione sul digitale che sosteniamo anche in altre forme, come la pubblicazione de “Il kit del lettore digitale” realizzata in collaborazione con Il Tropico del Libro.

magliettePiù problematica la presenza di tablet e devices, fondamentali per mostrare i testi, ma che spesso distoglievano l’attenzione dal contenuto.

Al terzo giorno, li abbiamo spostati un po’ più indietro, in modo che fossimo noi a mostrare al lettore direttamente il nostro lavoro.

Ancor più problematica la gestione degli spazi. Il banchetto tipico per un editore digitale è inadatto. Abbiamo bisogno di una progettazione differente del luogo. Abbiamo bisogno di luoghi dove i lettori possano sedersi e leggere, di parlare senza un tavolo a separarci, ma soprattutto abbiamo la necessità di fare dei laboratori tematici e molto operativi, in cui i lettori che arrivano al ‘terzo livello’ (sono curioso e mi faccio interessare; chiedo informazioni; tocco e provo) possano sperimentare in prima persona.

Rispetto a un editore cartaceo, per noi è molto più difficile. A fronte di una partecipazione, di una richiesta e di attenzione da parte dei lettori estremamente alta (lo stand era sempre pieno, il via-vai continuo, e la curiosità elevata), posso dire che siamo riusciti pienamente nell’obiettivo di mostrare che le nostre narrazioni hanno valore pari a quelle veicolate attraverso la carta, ma di non aver potuto sfruttare quell’abitudine consolidata di mettersi un insieme di pagine rilegate in valigia, per approfondire in altri momenti.postersalto13

Lo rifaremo? 

In questo momento non lo so. L’investimento è stato alto (e non è rappresentato dal costo dello stand, ma soprattutto dal bloccare per una settimana la normale attività redazionale), ciononostante ancor da prima che terminasse la mia mente macinava idee e possibilità per migliorare l’efficacia della nostra presenza per il prossimo anno. Dovremo modificare alcune cose. Prendere atto della nostra ‘natura digitale’, e spostarci nell’area digitale di Book to the future, da cui abbiamo sempre cercato di tenerci alla larga per non essere scambiati con produttori di devices, stores o agenzie di servizi. Siamo e ci sentiamo editori, ma continueremo a esserlo anche in una nuova collocazione. Abbiamo bisogno di uno spazio organizzato in maniera differente, e probabilmente più ampio (cosa che aumenterebbe i costi di presenza, e non so ancora se ce li potremo permettere).

Dobbiamo concedere più spazio alla nostra ambizione, non solo noi ma tutti coloro che danno linfa all’anima digitale ancora in fieri del Salone. Abbiamo bisogno di servizi differenti da parte dell’organizzazione del Salone del Libro: catalogo, incontri e presenze sono organizzati per un modello editoriale diverso. Tralasciando la tarantella a tutto volume che spesso sovrastava dallo stand accanto la voce dei relatori nella sala conferenze, quell’organizzazione ha poco a che fare con un evento digitale. Abbiamo bisogno di poter far fare di più ai curiosi digitali che al salone passano e cui non riusciamo a offrire un’esperienza digitale che vada oltre lo sfoglio di un ereader, 264456_583446671676361_1441967485_nun mega-schermo gigante,  o qualche volatino in patinata per coupon sconti.

Solo se riusciremo a costruirlo, ci saremo ancora, e ancora una volta ci investiremo tutte le nostre energie. Ma non possiamo farlo da soli.

19 thoughts on “Si riesce a vendere ebook al Salone del Libro?

  1. giusta riflessione “dall’interno”. si vede che il salone così com’è incomincia a stare troppo stretto, e contemporaneamente troppo largo, all’editore del futuro (ed è anche ovvio che sia così, nel momento in cui il libro del futuro si avvia a diventare più e meno di un libro https://dariodemarco.wordpress.com/2013/05/22/un-salto-necessario/ – poi capisco l’ansia di distinguersi dal gadget, o dalla spiaggia con ombrelloni, che ti assicuro era quasi sempre vuota, però ho trovato le proposte di 5a molto azzeccate)
    quindi? dovcremo inventarci una fiera/festival/altro del libro digitale?

  2. “quindi? dovremo inventarci una fiera/festival/altro del libro digitale?” io penso di sì. Non so quanto sia fattibile e quanto la concorrenza tra editori lo consenta o meno. Non saprei, ma la fiera di Torino non può essere la solita Fiera. Gli e-book ormai sono da un po’ di anni sul mercato, Mondadori/Kobo e Amazon hanno aperto le porte all’e-book in Italia, quindi se non avviene a Torino conviene davvero organizzarsi diversamente. Spingerei per richiedere un impegno a Torino, ma in mancanza si dovrebbe cercare l’alternativa. Non so se all’estero le fiere di libri sono appositamente organizzate per la vendita di e-book. Se lo fanno, magari considerare di prendere spunto da loro.

  3. io mi ero portata i miei vari ereader convinta di trovare come minimo in ogni stand un distributore di ebook per poter caricare anche epub oltre che acquistare libri di carta. niente. sempre diffusa la tendenza a comunicare oggetti invece che contenuti. è più facile, ovvio

  4. inguaribile ottimismo! ma davvero, mi sembrava la cosa più semplice da fare negli stand soprattutto dei grandi editori: un totemino con un computerino e una hostess che aiutasse a fare l’acquisto. con tutta una serie di possibili travestimenti e scenografie. che ci voleva? ma forse, non si voleva.

    1. E il DRM? Scusa 🙂 . Un totemino con un computer come fa a gestire il DRM se ADE può autorizzare massimo 6 dispositivi? Credo non sia stato fatto per questo motivo. Senza DRM non si cantano messe 🙂 . Sei davvero una grande ottimista 😉 .

    1. Io credo, poi magari mi sbaglio, non uso DRM… Il DRM lo gestisce il software ADE. Se vuoi in tempo reale sul tuo e-book reader un e-book o te lo caricano senza DRM oppure si devono fare dare una versione speciale di ADE da Adobe. Ma onestamente non lo so. Direi cose inesatte. Preferisco gli editori come Quintadicopertina che il DRM non lo usano 😉 .

    2. Al limite se uno ha un lettore Kobo può pure acquistare con DRM in loco in modo trasparente, basta una rete WiFi e quindi il totem in quel caso si limita un access point WiFi e a una hostess che ti spiega come agganciarti al WiFi della fiera per gli e-book. Ma per gli altri lettori, e in particolare per quelli privi di WiFi, non so come fare. Devi caricare l’e-book senza il DRM sull’e-reader 🙂 .

  5. Del salone mi ha colpito positivamente la partecipazione appassionata di tanta gente di ogni età. L’interesse e la disponibilità delle persone.

    In negativo, il frastuono di musiche, sigle e concertini estranei, molesti e inutili. La povertà delle sale conferenza, semplici spazi recintati senza acustica.

    Come promuovere i propri ebook? Punterei sulle narrazioni a bivio delle Polistorie, in un ambiente un po’ più grande, ma vuoto, con la possibilità di sedersi, mettendo al centro gli intrecci ramificati.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *