… mi rifiuto di edulcorare o attenuare il messaggio affermato a chiare lettere dall’INPS con la circolare n.149 del 28 dicembre 2012.
A partire dal primo gennaio 2013 le provvidenze economiche per invalidi al 100% titolari di pensioni di invalidità si baseranno non sul reddito personale ma sulla somma con quello del coniuge.
Il disabile sposato, ove il reddito famigliare superasse i 16 mila e rotti euro, perderà il diritto alla pensione di invalidità (275 euro al mese). Attenzione, solo se coniugato: quando single o figlio, continuerà a valere il suo solo reddito personale.
Quindi: disabile che vuoi progettarti una vita autonoma e indipendente, mostraci che sei in grado di farlo da solo. E tu, che vuoi progettare una vita con accanto la persona che ami, che accidentalmente è affetta da una disabilità con cui quotidianamente deve fare i conti, metti in conto che se non è autonomamente produttivo, nessuno vi aiuterà.
Questo è l’estremismo beffardo di uno Stato che considera come nucleo fondante della società la famiglia, anteponendola all’essere umano. La famiglia che deve rispondere alla ‘crisi’, sopperire i servizi mancanti, curare anziani o malati. senza però chiedere o aspettarsi sostegno da parte dello Stato.
I diritti dell’individuo -indipendentemente dall’età, sesso, stato civile, orientamento sessuale, religione etc- sono sostituiti con la tutela di una cattolicissima, bigottissima e indiscussa forma di ‘famiglia’, in cui evidentemente i disabili, assieme ad altre categorie, non fanno bella figura.
La ‘famiglia’ italiana deve sana, conforme, obbediente, produttiva.
Resto in attesa delle specifiche su come devono essere partoriti e cresciuti i figli di questo nucleo eslcudente.