“La presenza del mega-seller dimostra la forza dell’editore, la sua capacità di controllo del mercato. Con il digitale è il lettore che assume il comando, che parla all’interno della comunità, che sceglie cosa, dove, e a che prezzo comprare il libro”.
E’ il panico per voi editori?
“Diciamo che ci siamo molto vicini. L’editore deve capire come comunicare con il lettore. E non è facile in un mercato che tenderà a frammentare sempre più lo spettacolo dei libri”.
Lo ha detto Riccardo Cavallero, direttore generale Mondadori, qualche giorno fa, raccontando di un mega-seller sta vendendo sempre meno, e della difficoltà a rinnovare in digitale gli ingredienti di quella magica ricetta che dà vita al successone da un milione di copie.
Le figure intermediarie fra editore e lettore perdono forza, e così anche la critica e la stampa di settore.
Dalla (ridotta) prospettiva da cui opero ho una considerazione empirica da fare, che forse è un po’ la scoperta dell’acqua calda: ciò che piace alla stampa ha ben poco a che fare con ciò che piace ai lettori. Per la promozione di un testo nuovo lavoro con tre gruppi di contatti: stampa cosiddetta ‘tradizionale’, luoghi e figure di riferimento nella rete, (blogger, siti di letteratura e critica, etc), i lettori e i posti dove si parla direttamente con loro. Per i tre gruppi, tre lanci differenti.
Bene: dopo quasi due anni di Quintadicopertina (fatte salve un paio di cantonate), mi rendo conto che un testo piacerà ai giornalisti, verrà ripreso più volte ma venderà pochettino, un altro invece passerà sotto silenzio, ma i lettori lo premieranno con l’acquisto. Le cose che fanno più notizia non sempre sono quelle che vanno meglio; anzi.
Nessun problema in questo: il gioco si fa più divertente. Si prova un giorno a ‘nutrire la stampa’, l’altro i lettori. Con un testo si appare, con l’altro si vende. E questo si spiega anche agli autori, barattando le vendite con la rassegna stampa.
Ma perché la stampa parla di testi che poi non vengono letti dai lettori? Si parla di un ebook per motivi che suscitano la curiosità “epidermica” del lettore che “clicca” per soddisfare un lancio accattivante. Ma usciti dalla notizia, la si dimentica. La funzione critica nel giudicare un libro si è spostata -forse- dalla stampa ufficiale ai lettori stessi, che condividono una “notiziabilità” diversa, concentrata sul piacere della lettura (lasciando da parte qualsiasi giudizio qualitativo: non è nelle intenzioni di questo post ‘pesare’ i giudizi dei critici o dei lettori).
Il megaseller inizia a non funzionare più come prima perché è un modello vecchio, basato su una comunicazione dall’alto al basso. Ma la comunicazione oggi avviene anche e soprattutto su linee differenti.
Non è certo questo che contribuirà a risolvere le problematiche del mega-seller di Cavallero che non vende più (per me un buon successo è una media di 500 download a titolo e se li superiamo offro da bere all’autore, sta nel contratto), ma è indicativo di quanto sia necessario ridefinire strategie (e ruoli), e ritrovarsi un po’ stregoni con la sfera di cristallo, digitale.