Un post per #tER, turismo Emilia Romagna

Gli amici di Turismo Emilia Romagna questa estate hanno promosso un’iniziativa molto interessante: far raccontare la loro regione attraverso sguardi di persone, uomini e donne che vi sono nati o che semplicemente sono passati per l’Emilia Romagna e ne sono rimasti incantati.
Mi hanno chiesto di partecipare con il mio ‘sguardo’, uscito qualche settimana fa.

Ci metto sempre un po’ a capire se sono soddisfatta di ciò che scrivo, ma ore che è passato un po’ di tempo ho deciso che non me ne voglio dimenticare (ché ultimamente Bologna la sto trascurando, e mi manca).

Metto qui l’inizio: poi, se volete, potete andare a vedere sul sito di tER come va a finire.

Ecco la mia Bologna ‘solo per lavoro’

Allora, in realtà io delle cose belle di Bologna non posso parlare, perché non le conosco. Perché non ho tempo per le cose belle di Bologna visto che io a Bologna ci vado solo per lavoro. Altrimenti me ne starei a Genova: starei con i miei figli, mio marito. Ho le lavatrici da fare, ho i colloqui con gli insegnanti, ho il cane da portare fuori, le bollette da pagare, a Genova: figurati se ho tempo di andare a Bologna per vedere le cose belle.
A Bologna io ci vado solo per lavorare.
Che poi, non è che Bologna vada benissimo per lavorare se vieni da fuori, mi hanno anche avvertito che Bulaggna, la grasa par chi i sta, brisa par chi i pasa, che vuol dire che i bolognesi ti fregano, così ho capito io. Me lo hanno hanno raccontato un paio di conoscenti mangiando gnocco fritto, tigelle e sgabei in quella zona di confine che è l’appennino tosco-ligure-emiliano, terra d’incontri (…).

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