Il digitale per comunicare meglio

Se il mondo degli ebook spaventa ancora un po’, un elemento che sta già portando novità e innovazione è la possibilità di fare comunicazione e promozione editoriale attraverso il digitale.

Si dice che il ruolo dell’editore stia cambiando. Messa in questi termini la cosa può fare un po’ paura: e se non sono pronto? Se mi piace come ho sempre lavorato, e non mi convincono certo genere di cambiamenti? Più semplicemente si potrebbe dire che l’editore ha a disposizione nuovi strumenti per comunicare con il proprio lettore e nuove possibilità di farsi conoscere. E allora perché non provare a utilizzarli?

Avevamo accennato al fatto che il digitale permette un rapporto diretto fra autore, editore e lettore, dando la possibilità di ascoltare e rispondere direttamente alle esigenze dei propri lettori. Attraverso il web la conversazione può avvenire in maniera più spontanea e meno mediata. E quando a suggerire un titolo è un lettore appassionato e convinto, il riscontro è maggiore. Sì, Ma come fare? Cosa vuol dire fare promozione editoriale on line?

Cominciamo da dire cosa NON E’:

NON E’ aprire un blog per ogni libro in prossima uscita

NON E’ aprire un gruppo, un canale facebook o su un altro social network per la propria casa editrice

NON E’ twittare in automatico i comunicati-stampa

NON E‘ avere ‘tanti banner’ per essere a nostra volta linkati

NON E’ fare i booktrailer per i propri libri

Intendiamoci: sono tutti ottimi strumenti, ma nel momento in cui viene creata una bella fan-page e i messaggi di spam sono più dei propri, o quando negli account girano domande ma mancano risposte o, ancora, se i ‘luoghi di conversazione’ sono altrove e non se ne fa parte… forse, in termini di immagine, l’utilizzo di questi strumenti potrebbe rivelarsi addirittura controproducente.

Il fatto è che in rete i lettori vanno dove preferiscono loro (e spesso dove le conversazioni hanno maggior valore), e non hanno alcun motivo per venire da noi. Ecco allora che cominciare con una bella mappatura-web potrebbe aiutarci a capire dove possiamo trovare il nostro lettore-tipo: se vendo libri di cucina, eviterò di raccontare ai frequentatori di siti di motori&affini come preparare la pizza mari e monti, mentre catalogherò diligentemente tutti i blog dove vengono presentate ricette innovative. Magari dando anche un occhio alle preferenze dell’autore, e alle modalità di presentazione di nuove iniziative, al suo eventuale interesse nel ricevere altre informazioni. Categorizzando e cercando le nicchie più interessate, e senza mandare a tutti ogni informazione su quel che si fa.

Poi: anche per i libri, l’opinione di un amico, o di un lettore appassionato, vale più di cento nostre presentazioni. E’ meno utile scrivere delle belle recensioni dei propri testi, rispetto a vederne nascere spontaneamente nella rete. Spontaneamente? E se provaste voi a suscitare l’interesse del recensore con una anteprima, o con un canale privilegiato con la casa editrice?

Sarebbe il caso di ideare un bel progetto editoriale, trimestrale o semestrale, che tenga conto degli argomenti da voi trattati, dei maggiori eventi del periodo, e dei più importanti interlocutori, dei diversi canali da utilizzare e legare assieme. Lasciando sempre uno spazio per le ultime novità, con la sicurezza di non tralasciare un tema importante e di integrare i diversi argomenti nel flusso di una unica grande conversazione. E imparando a valutarne l’efficacia, utilizzando strumenti disponibili in rete anche a chi non ha grande esperienza (a cominciare da Google Analytics per la creazione di URL)

Una volta che si decida di aprire dei canali su qualche social network (attenzione a mediare fra social generalisti e molto frequentati e social specifici estremamente di nicchia: è possibile che nei secondi vi sia meno ‘grande pubblico’ ma maggiori interessati a contenuti specifici), è bene tenere a mente due cose. Una è che, se si è in ballo, si deve ballare: mantenere viva l’attenzione e offrire con sincerità l’immagine che si vuole proporre. Offrire link e approfondimenti a siti altrui interessanti, instaurare uno scambio. La seconda è non dimenticarsi che il canale va monitorato, e se qualcuno scrive o vi cita, non si fa bella figura a non rispondere.

La prima regola è l’ascolto, la seconda la conversazione: non esimetevi dall’intrattenerla.

Un minimo di conoscenza di gestione dei conflitti aiuterà, qualora si presenti qualche discussione, a mantenere l’attenzione sul fatto, tralasciando il comportamento o la persona. Non serve fare i maestrini dalla penna rossa, ma essere concisi e pertinenti nelle risposte.

A questo punto booktrailer, video, cacce al tesoro on line, azioni mirate e quant’altro, saranno di notevole supporto, magari offrendo ai lettori la possibilità di partecipare attivamente, e anche ottenere qualcosa in cambio. Un ebook potrebbe essere un supporto a una prossima uscita cartacea, per cominciare a stimolare conversazione e interesse su di essa.

Un’ultima cosa che però è solo una mia ‘fissa personale’: la rete in fin dei conti è fatta di persone che vivono anche fuori dalla rete. Un’ottima comunicazione nel web, se priva di un supporto nel territorio, è sempre parziale. In questo gli editori tradizionali sono favoriti, perché hanno già anni di presenza. E sanno che è importante farsi conoscere sul territorio, nei luoghi e posti frequentati dai vostri lettori. Di nuovo: se proponete testi di cucina, oltre alle fiere del libro quelle di culinaria contengono potenziali lettori. Che magari poi vi verranno a trovare in rete, o magari saranno quelli in rete a ricercarvi nei luoghi frequentati.

Risorse on line (se qualcuno ne avesse da suggerire, verranno via-via integrate):

Blog del corso di comunicazione e promozione on line della Università Statale di Milano (aggiornato fino a Giugno 2009, ma con spunti di iniziative e attività interessanti)

L’olio di Cademussi

Avere un pezzo di terra con una trentina di ulivi sulle colline di Genova ci pone davanti a un interrogativo, tutti gli anni: poco tempo e troppo lavoro, ma lasciar cadere e marcire ciò che potrebbe dare gratuitamente olio ligure naturale e originale ci pare uno spreco e un atto anti-ecologico. Credo che rispettare il territorio parta anche da queste piccole azioni.

Ecco quel che è successo ai nostri 145 chili di olive, raccolte da cinque alberi su trenta, in cinque giornate di lavoro di due persone.

(PS Testo e immagini un po’ didascaliche, frutto di ricerca del figlio novenne)

Raccolte le olive, le facciamo passare su una griglia che ci permette di togliere rametti e fogliame in eccesso. Poi le stendiamo all’aria su alcune reti metalliche. Una decina di giorni è il massimo di attesa che ci permettiamo, prima che comincino a deperire.

La sera prima della gita al frantoio le carichiamo in sacchi di liuta o traspiranti e li mettiamo in auto.

Al frantoio, i sacchi vengono pesati.

Dopo la pesata, le olive vengono scaricate un un apposito contenitore metallico presente sul pavimento, che cominicerà ad aspirarle verso il basso.

Il primo processo di pulitura avviene ‘ad aria’…

…il secondo ad acqua…

… infine finiscono in un contenitore dove verranno macinate per circa 15-30 minuti (a noi è stata destinata la macina n. 3 su 5)


il processo di macinazione e impasto

… l’impasto cresce

… mentre noi teniamo d’occhio lo stato del processo su monitor

A questo punto, l’impasto passa in un macchinario di cui non abbiamo compreso bene la funzione (ma sospettiamo che si tenga qualche litro del nostro olio, tutte le volte!)

E finalmente esce l’olio, prima raccolto in un grande contenitore metallico

E infine versato nei nostri appositi contenitori (… ogni anno ottimisticamente ne portiamo due, purtroppo ne è sempre bastato uno solo!)

A casa, l’olio verrà filtrato attraverso della carta-filtro, e imbottigliato. Per la nostra famiglia di 4 persone, eliminando qualsiasi tipo di altro olio abbiamo calcolato un fabbisogno di una bottiglia da 4/3 di litro al mese. Il filtrato lo utilizziamo per fare la pasta per la pizza: non si butta via niente!