Pare che, secondo il Tribunale di Trieste (e molte scuole italiane, fra cui quella dei miei figli), a nove anni non si possa tornare da scuola da soli.
Al di là del caso particolare mi domando, in quanto genitore, come poter assicurare ai miei figli un minimo spazio di autonomia personale che consenta loro di prendere decisioni, operare scelte su se stessi e a gestire la propria libertà.
Vedo che stanno crescendo senza necessità di imparare i nomi delle strade, di orientarsi, organizzarsi autonomamente con i suoi compagni, di avere uno spazio di creazione di legami senza l’intermediazione di un adulto.
Mio figlio non può decidere nulla: sono responsabile io per lui.
Ma in realtà nemmeno io posso scegliere: devo comportarmi secondo quanto stabilito dagli insegnanti. Che si rifanno automaticamente ad un regolamento di Istituto da seguire pedissequamente. E nemmeno l’Istituto sceglie: si attiene alla normativa vigente.
Nessuno di noi ha dovuto fare una scelta o articolare un ragionamento critico. Nessuno di noi è ‘responsabile’.
Siamo tutti assolti a prescindere.
(P.S.
Io, il novenne, vorrei cominciare a lasciarlo dal cancello della scuola, e vederlo entrare da lontano. Più avanti vorrei mettermi in cima alla salita di trecento metri che c’è sopra l’istituto, dargli l’opportunità di lasciarsi fra gli ultimi scherzi con i compagni, e incamminarsi da solo con la sua cartella. La mamma che lo guarda dall’alto. Poi proverei a dirgli di comprare lui il latte prima di salire, per vederlo alle prese con i soldi e il resto. E poi via con naturalezza. Comportamenti tanto irrazionali da dover essere vietati).