L’annosa questione del costo di un ebook

Tempo addietro avevo accennato ad un post sui prezzi degli ebook: credo che i tempi siano maturi.

E’ uscito l’ipad, e dopo l’ipad Amazon ha accettato che nella sua libreria venissero forniti testi a prezzo maggiore rispetto a quello prestabilito di 9,99$. E’ una vittoria degli editori, si è detto. E’ una sconfitta per i lettori, si è aggiunto.

Ma per analizzare il fenomeno credo che sia necessario ancora una volta staccarsi mentalmente da prezzi, costi e meccanismi dell’editoria tradizionale, e considerare la produzione dell’e-book come prodotto con una propria identità e con proprie caratteristiche precipue.

Comincio il ragionamento dando per scontati alcuni elementi, quali la presenza, oltre all’autore, di una casa editrice (che si occupi delle attività di backoffice, problematiche fiscali, che comunichi non un solo libro ma una linea editoriale, un progetto, che fidelizzi, che promuova all’esterno, che lavori sul testo, e che dia opportunità di incontro e confronto…), e il fatto che ipotizziamo una casa editrice che produca esclusivamente testi per il mercato ebook e non la digitalizzazione di un catalogo già edito, per cui i fattori che influenzano i costi sono differenti.

Abbiamo dunque costi da conteggiare sull’ebook downloadato:

– il 20% di IVA (che nell’editoria tradizionale è invece al 4%)

– quale che sia il sistema di pagamento adottato, una parte se ne va nel servizio di distribuzione.

Con paypal sono il 3,4% + 0,35 euro fisso per singola transazione (la presenza di un fisso naturalmente agevola i prezzi maggiori a discapito di quelli più bassi). Ma sia iTunes che Amazon sembrano richiedere dei margini ben più cospiqui, attorno al 30% del prezzo di copertina. Questo significa che, solo per la percentuale dovuta all’IVA e quella dovuta al distributore digitale, il 50% del prezzo di copertina non arriverebbe neppure nelle tasche di autore ed editore, a spartirseli equamente.

Fra i costi per la produzione di un singolo ebook:

– La digitalizzazione del testo (EHI!: Produrre un .pdf di un proprio scritto non equivale a fare un ebook! Quelli si chiamano ‘manoscritti’), in diversi formati, a seconda dei lettori e delle compatibilità.

– Una attività di editing (che sfocia sempre più nel beta-testing: verifica dei link, della resa delle immagini, dell’impaginazione…). Mancando renderebbe poco utile la presenza di una ‘casa editrice’.

– Una attività di promozione e di collocazione del testo all’interno del panorama culturale. Le collane di una casa editrice non sono dei contenitori asettici, ma sono delle forti scelte culturali che testimoniano un’idea di scrittura e di visione del mondo.

E costi direttamente collegati alla gestione dell’attività, che ci sono, ma su cui per il momento possiamo sorvolare.

Ora, in questi ultimi giorni diversi in rete (Baionette librarie, dagli USA) hanno analizzato il numero di download di un ebook in relazione al prezzo. I risultati sono incomparabili, e molto probabilmente un ebook a 2 euro o poco più ha molta più possibilità di contrastare i download piratati e di essere considerato un prezzo accettabile rispetto ad altre cifre.

E qui arriva il cane che si morde la coda: i prezzi bassi si possono tenere se la casa editrice può contare su un grande volume di vendita. Ma il volume di vendita viene garantito soltanto dal basso prezzo? I dati citati nei due post si riferiscono ad un mercato in lingua inglese.

C’è anche una seconda domanda: se i margini per l’editore si riducono, si riducono anche gli investimenti tecnologici per capire le peculiarità del mezzo ebook. Il pericolo del basso prezzo è che possa diventare sostenibile solo dalla case editrici più grandi, per le quali l’ebook può anche restare a fare la cenerentola della lettura. Una specie di fratello povero del libro, magari un po’ più facile da trasportare.

In sintesi, la mia percezione è che oggi un prezzo sui 3/4 euro abbia un margine d’impatto molto forte e che possa essere sostenibile sul medio/lungo termine. Perché se la grande rivoluzione della lettura digitale sarà il poter aver un best seller americano venduto a 3 euro invece che a 8 euro, beh, sarà una rivoluzione davvero mancata.

Il web per l’inclusione sociale- segnalazioni

Segnalo alcuni esempi di utilizzo del web e strumenti di comunicazione 2.0 in progetti volti all’inclusione sociale; azioni di sensibilizzazione, informazione e condivisione che passano anche attraverso un percorso volto ad aumentare competenze e rete sociale, e consapevolezza e confronto.

http://www.dentroefuori.org
Il primo blog in Italia scritto da persone detenute. Grazie al lavoro di alcuni giornalisti, che portano dall’interno all’esterno i post scritti dai detenuti, e dall’esterno all’interno i commenti ricevuti, eventualmente passandoli al vaglio della direzione degli istituti coinvolti, si è riuscito a fare entrare internet nel posto dove, per antonomasia, il web è precluso. Nato nel 2005, ha realizzato nei soli primi due anni 65 mila contatti e la direzione del carcere ha ricevuto una nota di elogio dal Ministero della Difesa per linnovatività e il successo del progetto.

Due esperienze con gli anziani:

http://www.radiocentroanziani.net/

Un progetto che prevede la realizzazione e la diffusione via web di otto trasmissioni telefoniche, su Fusoradio. Ogni puntata verte su uno specifico tema e vede il confronto di giovani e anziani. Fra gli obiettivi, favorire l’interscambio fra giovani e anziani, riattivare nell’anziano percorsi di crescita cognitiva e affettiva, stimolarne la conoscenza delle nuove tecnologie.

http://settimocielo.trovarsinrete.org

Un gruppo di una decina di anziani di Settimo Torninese, grazie alla Biblioteca CIvica Multimediale di Settimo in collaborazione con Pari-Go Onlus ha realizzato un blog collettivo dove discutere sulla propria cirrà e confronarsi in rete. Il progetto è stato preceduto da un corso di formazione.

Infine, scoperto grazie alla NL di Comunicatori Pubblici

http://www.paneeinternet.it/

Si propone di incentivare, tramite corsi di informatica gratuiti, l’accesso e l’utilizzo dei computer e di internet, coinvolgendo prevalentemente persone sopra i 45 anni di età, donne e immigrati. Non prevede però la realizzazione di eventuali lavori, blog o altro, in rete, quanto di aumentare competenze informatiche per poter utilizzare i servizi on-line offerti dalle pubbliche amministrazioni e dalle aziende.

La spada dei DRM per combattere la pirateria?

Girovagando per il web trovo questo sito che difende e documenta il ‘dilagare di massa della pirateria digitale, analizzando le tecniche che questa usa, per evidenziare la futilita’ dei tentativi di contrastarne la diffusione‘. L’autore ha anche scritto un libro, ‘La Baia dei pirati’, Luca Neri, Cooper Roma 2009. Troppo pigra per cercarlo, me lo dovrò comprare.

Faccio parte della schiera di chi rifugge i DRM (penalizzano chi compra legalmente a discapito di chi scarica gratis, non credo sortiscano effetto alcuno sulla pirateria, tranne quello di arricchire le tasche di qualcun altro, vengono bene a chi commercia un tipo particolare di ebook reader con libreria annessa, specificando che solo con quel loro particolare prodotto i lettori potrebbero leggere determinati testi, ostacolando la libera diffusione dei contenuti). Però i ‘pirati’ non mi stan simpatici: fra i vari fattori che influenzano il costo di un ebook c’è il fatto che per pagare spese autori e cose varie devo tener conto di previsioni di vendita, che spingono il costo del singolo ebook verso l’alto, ancora una volta a discapito dell’onesto acquirente.

Che fare?

Il lampo di genio -da bambina che ha trovato il barattolo di marmellata nascosto nel ripiano più alto della dispensa- è quello di chiederlo ai pirati stessi, e all’autore del libro, se esiste un modo di uscire da questa fastidiosa spirale, e che ne pensino loro del diritto dell’autore di essere retribuito e alle spese di venir saldate. Voi che scaricate a babbo, che possiamo fare per venirci incontro, se esiste un punto di incontro?

Naturalmente, visto che son prolissa e distratta, a metà di questo post scopro che l’idea non è nuova, qualcuno ne ha parlato oggi e hanno addirittura scritto un tomo di cinquecento pagine sul tema, scaricabile gratuitamente in .pdf.

E adesso i libri da leggere son diventati due…

PS l’immagine è rubata in rete